Madagascar: diritti violati e povertà in crescita

Di Chiara Tassi

Diritti violati e povertà in crescita: questa l’ultima fotografia del Madagascar

Amnesty International ha pubblicato la relazione 2013 sulla situazione dei diritti umani nel mondo, con una specifica relazione sul Madagascar. Quello che ne emerge è uno stato in piena crisi politica ed economica, dove le violazioni dei diritti umani sono ormai quotidiane.

Correva l’anno 2000 quando l’economista indiano e premio Nobel Amartya Sen pubblicò il libro “Lo sviluppo è libertà”, una sorta di manifesto del ruolo che i diritti umani possono giocare per lo sviluppo. Nello stesso anno uscì anche il rapporto UNDP (United Nations Development Programme) dedicato sempre ai diritti umani. Da li in poi, l’idea che nell’ambito della strategia per lo sviluppo, i diritti umani possano (e debbano) giocare un ruolo importante -sia in termini di indicatori che di risultati attesi- è diventata quella predominante.

madagascar-rivoltaPer questo, come associazione, abbiamo guardato con preoccupazione al Rapporto sui Diritti Umani nel mondo 2013 di Amnesty International in cui è pubblicata una specifica relazione sul Madagascar. Quello che il rapporto evidenzia, in sintesi (qui puoi scaricare il rapporto completo ) è un paese in cui proseguono, quasi nella completa impunità, gravi violazioni dei diritti umani, tra cui centinaia di omicidi illegali commessi da attori statali (forze di polizia o di sicurezza), accanto ad arresti e detenzioni extragiudiziali, in particolare di coloro che esprimono critiche nei confronti delle autorità e del governo in carica.

Dopo le denunce di Amnesty e l’invocazione di indagini indipendenti, il primo ministro malgascio aveva deciso –nel novembre 2012- di istituire una commissione d’inchiesta guidata dalle Nazioni Unite. Ad oggi sono ancora in corso i preparativi per l’inchiesta.
Tutto questo in un contesto politico in piena crisi: a maggio si sarebbero dovute svolgere le elezioni presidenziali, slittate poi a luglio e, infine, al 23 agosto. Ricordiamo che quelle che si terranno tra un paio di mesi –sempre che non vengano di nuovo rinviate a data da destinarsi!- saranno le prime elezioni dal colpo di Stato del 2009, quando il presidente Marc Ravalomanana venne costretto a dimettersi dal potere militare. Da allora –parliamo di 5 anni!!!- il Madagascar non ha più avuto un presidente eletto. Caduto Ravalomanana, i militari hanno consegnato il potere in mano al leader dell’opposizione Andry Rajoelina, che ha immediatamente sciolto i due rami del Parlamento. Sotto il governo di transizione guidato da quest’ultimo, le elezioni presidenziali, inizialmente previste per il 26 novembre 2010, sono state rimandate ben quattro volte. Motivo per cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno bloccato gli aiuti economici all’isola, mentre l’Unione africana li ha sospesi finché il Madagascar non tornerà a essere uno Stato di diritto.

cavallette-02La crisi politica ha, ovviamente, avuto ripercussioni anche sulla vita economica e sociale del paese, come segnala un rapporto della Banca Mondiale, che parla di economia in stallo e povertà in netto aumento (guarda qui un pezzo di approfondimento). In effetti oltre il 92 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. A causa del forte calo delle opportunità di lavoro in seguito alla crisi, la povertà ha spinto le donne a prostituirsi sempre di più. A complicare, poi, una situazione già difficilissima il Paese è stato recentemente colpito dal ciclone Haruna -che ne ha devastato gran parte dell’area meridionale- e da un’infestazione di locuste, che ha distrutto un’agricoltura già fragile (leggi qui per approfondire).

E’ ovvio che lavorare in un contesto come questo non è semplice per nessuno, noi continuiamo a farlo con la testa e con il cuore, nella speranza che prima o poi il Madagascar diventi un posto migliore per quei quasi 21 milioni di abitanti che abitano questa splendida terra che tanto potrebbe offrire se solo le si volesse un po’ più di bene!

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