La foresta di Tizio…

Padre Albert ci sta prendendo gusto e torna, di nuovo, con un racconto dedicato al Madagascar e alla sue gente. E con una bella lezione di vita…

di Padre Albert Rainiherinoro

 

madagascar_07Gli abitanti di Monteverde sono saggi. Mandano a scuola i bambini e sono lavoratori instancabili, non sono dei fanulloni: gli uomini come le donne, i bimbi come i giovani sono tutti entusiasti nel svolgere le loro rispettive occupazioni. Monteverde non è soltanto un nome : dappertutto è verdeggiante grazie ai boschi e alle coltivazione diversificate. Tutto viene fatto secondo le norme tecniche.

A Monterosso invece, un altro villaggio vicino, di lavoratori non ce ne sono molti, neppure dei saggi. Il livello d’istruzione degli abitanti non è da vantarsi: le persone che sanno scrivere nel villaggio sono rare. Infatti, i bambini frequentano la scuola soltanto per il tempo necessario per imparare a “leggere” e “scrivere”, ma poi non ci vanno più. Quindi non c’è da meravigliarsi se la maggior parte di loro dimentica facilmente le poche cose imparate. Gli abitanti di Monterosso amano prendere il sole nelle piazze piuttosto che lavorare nei campi. I pochi contadini che lavorano lì ancora proseguono come i loro atenati hanno sempre fatto. Chiamare il villaggio Monterosso è appropriato. Infatti, a causa della deforestazione massiva e gli incendi ripetuti, l’acqua piovana ha denudato la terra lasciando apparire ovunque la rossa laterite. Monteverde è diventato sempre più prospero. Monterosso invece è andato sempre più peggiorando.

madagascar_15Un giorno Tizio, un contadino di Monterosso, bruciò le foglie secche e i rami morti del suo campo vicino a Monteverde per utilizzare le cenere come concime, senza aver praticato il “tagliafuoco”, rientrò subito a casa per pranzare. Il sole torrido ed il vento forte fecero propagare rapidamente le fiamme ; oltre alle foglie morte ed i rami secchi bruciò anche una zona importante dell’area protetta di Monteverde.

Vedendo l’incendio alcuni uomini di Monterosso corsero a spegnere il fuoco. Dato che non erano numerosi ed a causa del vento, diventato sempre più forte, i loro sforzi furono vani. Per fortuna a qualcuno venne finalmente l’idea di chiedere aiuto a Monteverde. Appena gli abitanti di Monteverde seppero della disgrazia, tutti accorsero lasciando quello che stavano facendo: gli uni stavano mangiando, gli altri stavano schiacciando già un pisolino. Agli uomini e alle donne si aggiunsero anche i bambini più grandi. Gli uomini fecero subito il “tagliafuoco”, le donne coi bambini si alternarono per trasportare l’acqua e spegnere con i rami verdi le fiamme. Nonostante ciò, riuscirono a spegnere le fiamme soltanto dopo un ora. Tutti erano stanchi morti, ma i responsabili della zona protetta non si dettero tregua. Infatti, iniziarono subito l’indagine per trovare la causa di questo disastro.

Quando si domandò “Chi è stato il responsabile dell’incendio ?”, Tizio fece “l’indiano” e nessuno diede una risposta costringendo l’incaricato a minacciare : “Siccome nessuno ci dà delle risposte, allora scusateci ma dovremo riferire questo affare all’autorità competente!”

Tizio cominciò a tremare come una foglia pur continuando a stare zitto. Ma questo suo atteggiamento cambiò appena fu smascherato. Uno dei bambini infatti trovò, vicino al suo campo, un accendino avvolto nella sua maglietta, facilmente riconoscibile perché in quel villaggio Tizio era l’unico accanito sostenitore di quel politico raffigurato sulla maglietta. Avrebbe voluto poter trovare una spiegazione ma l’evidenza rendeva inutile qualunque tentativo.

Non poté fare altro che confessare : « Davvero mi dispiace. Non avevo intenzione di bruciare la foresta ! Volevo soltanto bruciare i rami e le foglie ammuchiati nel mio campo. Invece, a causa del forte vento le fiamme sono andate oltre. Mi dispiace davvero ! »

madagascar_10Lo hanno bombardato di domande: « Ma come mai non hai fatto il “tagliafuoco” ? Perché non hai sorvegliato il fuoco? ». Il suo silenzio tombale e le sue mani tremanti erano molto eloquenti nel fare capire agli interroganti che insistere sarebbe stata semplicemente una perdita di tempo.

Un uomo di Monteverde calmò gli altri : « Lasciamo perdere ! Tizio non ha seguito la formazione come noi, quindi non sa che invece di bruciare sarebbe meglio trasformare le foglie secche in concime biologico, così come stiamo facendo noi nella nostra cooperativa. Tizio non sa che il fuoco uccide gli altri elementi utili per la coltivazione. E’ talmente ignorante che non ha pensato che sarebbe stato meglio praticare il “tagliafuoco” per impedire al fuoco di divampare in ogni direzione! » Un altro aggiunse : « Comunque non la passerà liscia! Dobbiamo mandare un messaggero per riferire l’accaduto al capo villaggio. Sarà già a casa? »

Quando il capo villaggio seppe dell’avvenuta disgrazia, si sedette un attimo e chiese da bere, talmente fu frastornato dalla brutta notizia. Chiese poi il suo bastone e si recò subito là dove si era radunata la gente. Trattenendo le lacrime quasi quasi gli si crepò il cuore davanti a quella scena apocalittica. Infatti questa foresta, oltre ad essere una eredità dai suoi antenati, rappresentava alcuni momenti indimenticabili della vita sua e dei suoi discendenti. Di tutti questi ricordi erano rimaste soltanto le ceneri. Si mischiarono in cuor suo la tristezza e la rabbia, ma rimase silenzioso ancora per un po’ di tempo.

Dopo un profondo sospiro prese la parola: «Datemi un motivo sufficiente per non mandare il colpevole in galera! Pero’, per ora, non ci vedo ancora molto chiaro quindi andate a casa vostra. Consultate i vostri anziani e i vostri saggi. Fra tre giorni venite a Monteverde e parleremo delle soluzioni da adottare. Se non verrete saremo costretti a riferire ciò che è accaduto all’autorità competente! »

Gli abitanti dei due villaggi presero la strada di casa in silenzio: quelli di Monteverde più per tristezza che per rabbia, quelli di Monterosso a causa della paura.

Arrivato a Monteverde il capo villaggio interruppe il silenzio dicendo: « La notte porterà consiglio, dovremo decidere che cosa fare. Non aspetteremo molto: domani sera dopo cena ci raduneremo nella nostra sala riunioni. Buon riposo a tutti! »

« Buona notte capo ! Che Dio ci benedica! », risposero tutti gli altri.

Tutti i notabili furono puntuali all’appuntamento stabilito, tranne Caio che mandò comunque una lettera di scuse dicendo che non poteva proprio venire perché aveva una febbre da cavallo. In realtà tutti sapevano che non aveva nessuna febbre, ma aveva fatto finta di stare male perché non voleva partecipare al raduno, infatti lui era parente di Tizio. Comunque non mancò di fare sapere che si sarebbe associato a qualunque decisione i saggi avrebbero preso.

madagascar_04Al termine della riunione, i saggi stabilirono di applicare la legge del « taglione » : « alberi per alberi. »

Come convenuto, una delegazione degli abitanti di Monterosso arrivò tre giorni dopo a Monteverde. Insieme a Tizio e a sua moglie vennero anche suo padre, suo fratello maggiore e due anziani del loro villaggio.

Dopo i saluti, il capo villaggio di Monteverde prese la parola: « Le parole dette volano ma le parole scritte restano, quindi sarebbe meglio fare un verbale del nostro incontro. Che ognuno scriva il suo nome e firmi nel foglio di presenza. Dal momento che il Signor Tizio è colpevole di aver causato l’incendio sarebbe meglio che scrivesse per primo il suo nome!»

I rappresentanti di Monterosso si guardarono negli occhi. Dopo un attimo, il padre di Tizio confessò : « Ci dispiace, ma nessuno di noi sa scrivere. Vi preghiamo di scrivere i nostri nomi al nostro posto e noi metteremo soltanto le nostre impronte digitali ! »

Fecero come da lui richiesto. Ma quando toccò a quelli di Monteverde a segnare la loro presenza, dimostrarono una destrezza eloquente. Anche se quelli di Monterosso non dissero niente sembrò pensassero, guardando coloro che stavano firmando:


  • « Ecco, quello è uno che ha frequentato la scuola ! »

    “Ho frequentato la scuola, ma non sono andato oltre alla scuola dell’obbligo!”

    « Sono altrettanto pratico nel maneggiare la vanga e la penna! »

    « Impara l’arte e mettila da parte ! »


Dopo questa formalità, il capo villaggio di Monteverde proseguì: « Avete avuto tempo sufficiente per riflettere. Speriamo che siate riusciti a trovare una buona soluzione! Ma prima di ascoltare la vostra proposta, ci piacerebbe sentire con calma dal Signor Tizio la sua versione dei fatti.»

Tizio disse: « Grazie per avermi concesso di parlare! Comunque io non ho più niente da aggiungere. Mi dispiace proprio per la disgrazia, non mi aspettavo proprio di venirmi a trovare in questa situazione. Volevo soltanto bruciare le foglie e i rami secchi del mio campo ma purtroppo le fiamme si sono diffuse bruciando persino una grande parte della zona protetta ! Mi dispiace ! Non succederà mai più una cosa simile ! »

Dopo Tizio, ognuno della delegazione di Monterosso espresse il suo profondo dispiacere.

«Ascoltandovi, non c’è nessun dubbio sulla vostra sincerità. Ma se ricordate bene, vi avevamo anche chiesto di pensare ad una soluzione per riparare al danno. Per cortesia, diteci quale è la vostra proposta ! » disse il capo villaggio di Monteverde.

madagascar_13Dopo un momento di silenzio, durante il quale quelli di Monterosso si scambiarono sguardi impietositi, finalmente il padre di Tizio prese la parola: « Non possiamo che ringraziarvi per il fatto che non avete riferito subito quanto accaduto all’autorità competente, lasciandoci cosi la possibilità di riflettere e trovare una soluzione amichevole. Vi ringraziamo anche per aver creduto alla sincerità del nostro pentimento. Per quanto riguarda la soluzione per riparare al danno, non possiamo che offrirvi la somma simbolica di 10 000 Ariary. E’ tutto cio’ che riusciamo a fare, siamo riusciti a raccogliere questa somma rinuciando pure a mangiare per due giorni. Vogliate gradire il frutto del nostro sacrificio! »

Il capo villaggio di Monteverde prese la parola: «Come lei ha già accennato vi abbiamo creduto e abbiamo accolto il vostro pentimento. Vorremmo però farvi notare che quella somma non sarà mai sufficiente per riparare al disastro. Anzi, nemmeno se vendeste le vostre risaie riuscireste a ripagare il danno. Oltre al bosco distrutto, è andata in fumo proprio la nostra fonte di reddito perché, ridotta così, la zona non è più attraente per i visitatori. Se dovessimo mandare Tizio in galera sarebbe un bel guaio per lui stesso e per la sua famiglia, ma ciò non farebbe tornare il bosco. Quindi non possiamo che esigere: alberi per alberi!»

Sentendo la setenza, tutti ammutolirono come dei pesci morti.

Il capo villaggio di Monteverde si rivolse ai suoi consiglieri: «Cosa ne dite?»

Il suo vice intervenne subito: «Non dobbiamo dilungare ma come ha detto: “alberi per alberi”. Se non sono d’accordo, saremo costretti a riferire l’accaduto all’autorità competente.»

Di nuovo Tizio e i suoi si guardarono. La moglie di Tizio cercava di pizzicarlo per costringerlo ad accettare questa soluzione e riuscì a far rompere il silenzio non da Tizio, ma dal suo fratello maggiore che prese la parola: «E’ proprio vero che non abbiamo la ricchezza sufficiente per riparare questo danno. Quindi, vi ringraziamo per la vostra premura nell’evitare di mandare nostro fratello in galera, e non possiamo che accettare la vostra proposta. Io sono il suo fratello maggiore quindi non potrà che obbedirmi!»

Ma proprio in quel momento il padre di Tizio prese la parola: « Per quanto mi riguarda non posso rifiutare questa proposta ma nemmeno posso accettarla. Mi spiego: non oso rifiutare perché questa è la soluzione migliore, ma non posso accettare perché è difficile prendere un impegno sapendo di non poterlo mantenere. In pratica non abbiamo abbastanza tempo a disposizione per fare i buchi nel terreno e dove troveremo tutte le piantine? Quanto tempo abbiamo per realizzare il lavoro?»

Ma un anziano di Monterosso interpellò i presenti: «Non mi metto dalla parte degli abitanti di Monteverde facendo le seguenti considerazioni, ma vorrei che nel limite del possibile la proposta che ci è stata fatta venisse accolta senz’indugio. Sappiamo tutti che provocare un incendio è un reato grave. Ho già visto una cosa simile a Monteignoto, ma laggiù invece di trattare amichevolmente il colpevole si comportò male. Risultato: il proprietario è stato costretto a denunciarlo e il colpevole pagò una multa altissima e passò alcuni anni in prigione.»

Il capo villaggio aggiunse: « Abbiamo fatto questa proposta perché sappiamo che, se volete, potete senz’altro farlo. Le buche infatti sono già state scavate perché avevamo già in programma di sostituire, durante la prossima stagione delle piogge, le specie introdotte dai colonizzatori con delle piante autoctone. Dovete soltanto aspettare la pioggia e poi potrete cominciare a trapiantare le specie che si trovano già nei dintorni. Non vi daremo però delle piantine dal nostro vivaio perché abbiamo già previsto di piantarle altrove. Pensiamo che potrete completare il lavoro alla fine della prossima stagione della pioggia. Comunque, non fa niente se non riuscite ad ultimarlo questo anno. Potrete ancora continuare durante l’anno prossimo. Badate bene comunque: siete responsabili delle cure e della sorveglianza delle piante fino al momento in cui diveterano autonome: quando avranno bisogno di essere annaffiate, dovrete annaffiarle, quando saranno infestate degli insetti, dovrete trattarle… Il tempo passa, abbiamo ancora tante cose da fare. La palla sta nel vostro campo quindi dovete decidere e firmare l’accordo oppure riferiremo l’affare all’autorità competente!»

Un grande silenzio invase di nuovo l’assemblea. Per fortuna la moglie di Tizio non gli dava tregua pizzicandolo e costringendolo così a prendere la parola: «Siccome io sono il colpevole, credo sia giusto che io dimostri la mia disponibilità a riparare i danni. Dichiaro allora di voler fare il massimo per riparare i danni da me causati. Non mi resta che ringraziarvi per la vostra clemenza.»

Il padre di Tizio aggiunse: «Abbiamo sentito quanto Tizio ha appena detto. Essendo suoi parenti e famigliari non possiamo che associarci a lui per completare questo impegno ma anche per sensibilizzare la gente per prevenire il crearsi di un’altra situazione simile.»

madagascar_08«Dato che avete accettato la nostra proposta, diciamo allora che un accordo è stato trovato quindi dobbiamo procedere alla firma del verbale. Per quanto riguarda la somma di 10 000 Ariary che volete darci, non potremo prenderla. Siccome avrete molto da fare, dovrete mangiare. Comprate qualcosa da mangiare con questa somma!»

Dopo la firma, le due parte si salutarono e per distendere un po’ l’atmosfera il capovillaggio di Monteverde aggiunse: «Quando avrete finito di piantare tutta la zona la chiameremo: la foresta di Tizio

Tutti sorrisero. Gli abitanti di Monterosso si recarono da loro. Alcuni degli abitanti di Monteverde li accompagnarono per un po’ elencando loro i nomi delle specie da piantare, esortando Tizio a chiedere loro consigli in caso di bisogno.

Questa non è una favola infatti l’inaspettato è avvenuto.

Dopo che Tizio terminò la punizione, gli abitanti di Monterosso proseguirono a piantare gli alberi anche nel loro terreno. Si riunirono in una cooperativa e incominciarono fare corsi di formazione sulle varie tecniche di agricoltura e di allevamento. Il loro villaggio si sviluppò notevolmente tanto che venne ribattezzato “Montenuovo”.

Questa è la storia della foresta di Tizio. Grazie a lui, Monteverde divenne sempre più verde. La sua punizione diventata famosa in tutta la contrada servì da esempio per la gente.

Quella di Monterosso ormai è una storia passata perché ora è diventato Montenuovo.

Comunque una vocina mi rode nella testa: «Ma quando la nostra Isola Rossa tornerà ad essere l’Isola Verde?»

Il Pazzo sognatore del Madagascar

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