I racconti di Veronica: Senelah

Senelah

Vicino al cantiere non c’erano molti bambini. Lungo la piccola via che dalla strada principale (RN4) porta all’ospedale, ci sono delle case dalle quali ogni tanto sbucava fuori qualche testa incuriosita da una waza (europeo in malgascio) con la bici grigia. Con il passare dei giorni questi bambini si avvicinavano. Ci scherzavo un po’, ma poi proseguivo per il cantiere. Nessuno di loro mi ha mai seguita, nessuno tranne uno solo: Senelah è il suo nome. Questo bambino un giorno è stato la mia ombra in cantiere e nonostante non riuscivo a considerarlo molto, lui mi stava dietro. Il primo giorno che è venuto, aveva una penna attaccata alla maglietta. Ha aspettato che finissi di lavorare e poi me l’ha regalata. Sapevo che voleva qualcosa in cambio ma io l’ho solo ringraziato e mi sono incamminata verso la RN4. Arrivati, mi ha chiesto di dargli dei soldi. Così ho fatto. C’ero rimasta male perché vedevo nel suo starmi accanto il secondo fine dei soldi. In realtà non è stato così: i giorni seguenti è sempre stato con me “gratuitamente”.

Inizialmente mi raggiungeva in cantiere in tarda mattinata, ma non appena ha capito i miei orari, lo trovavo all’angolo della strada seduto sotto un cartello stradale che gli faceva ombra e quando mi vedeva arrivare mi veniva incontro, si prendeva la bici, ci montava su e la portava fino al cantiere. Quello di guidare la bici è stata la sua seconda richiesta. Avevo paura che sarebbe sparito con la mia bici. Non sapevo nemmeno dove abitava. Non ha fatto nulla di tutto questo e non si è mai approfittato un secondo di più della bici. Ho iniziato a fidarmi e non avevo più paura di secondi fini. Ogni tanto ero io a regalargli qualcosa o a dargli dei soldi. Lui non mi ha mai più chiesto soldi se non una o due volte perché voleva comprarsi la zuppa…doveva avere proprio fame! È stata una di queste volte che, non capendo quanti soldi voleva, gli ho aperto il portafogli davanti con la possibilità di prendersi tutto quello che voleva. Avevo banconote da 10.000, 5.000, 2.000 e 1.000 Ariary. Mi sono sentita stupida perché avrebbe potuto approfittare di me e invece non l’ha fatto: si è avvicinato al portafogli, ha sfogliato con le dita i soldi ed ha sfilato quella da 1.000 Ariary…gli servivano solo quelli! L’ho apprezzato molto.

Nei miei ultimi giorni a Mahajanga lui ha iniziato la scuola ma una sua visita in cantiere, durante la ricreazione, non mancava mai.
Mi piace quel bambino: sveglio, furbo, con tanta voglia di fare, generoso con gli altri, onesto, buono ma che si sapeva fare rispettare.
Mi sono affezionata a lui come tutti in cantiere compreso Tsiry, l’ingegnere.

Veronica

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